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Come creare “autonomia” per i nostri figli nell’ambito della gestione dello studio?
Alcune  volte l’inclinazione dei genitori, sulla scorta del voler aiutare i propri figli, è quella di sostituirsi a loro.
"Il più grande segno di successo per un insegnante è poter dire: i bambini stanno lavorando come se io non esistessi". Maria Montessori

Alcune  volte l’inclinazione dei genitori, sulla scorta del voler aiutare i propri figli, è quella di sostituirsi a loro.  L’abbiamo fatto tutti, l’importante è accorgercene e procedere con altri sistemi. Così, primo ingrediente: evitiamo proprio questa modalità e attiviamoci  per sostenerli e incoraggiarli. Diamo loro il nostro supporto senza abituarli ad avere un genitore che li sorvegli costantemente: sentiranno la nostra fiducia e apprenderanno a sviluppare la propria. Lasciamo che svolgano le attività di studio con la sicurezza della nostra presenza, pur facendo anche altro. Potranno sbagliare? Sì ed è funzionale anche questo passaggio. Accolto e visto insieme proprio solo come  un “passaggio”,  quel momento può diventare foriero di ottimi spunti di riflessione su come affrontare la situazione al meglio nell’occasione successiva. Possiamo anche incentivare i nostri figli chiedendo loro di fare una  revisione finale, per poi vivere insieme il momento conclusivo, quello in cui saremo ben felici di condividere il risultato del loro impegno! Per quanto riguarda l’ambiente di casa da dedicare allo studio, scegliamolo accuratamente  in modo da arginare le distrazioni e facilitare la concentrazione. La camera da letto, ad esempio è intrinsecamente collegata al riposo e al sonno. Nel caso dovessimo usare ugualmente quell’ambiente, sarebbe fruttifero che nostro figlio/a  avesse la scrivania disposta in modo tale da rivolgere le spalle al letto. Ninnoli e oggetti ludici sistemati in modo tale da escluderne la percezione visiva mentre studia. Se si trattasse della sala, porre la stessa attenzione al fatto che la Tv non sia nel raggio visivo, né che il bambino o la bambina si trovino in una zona di passaggio continuo.  Possiamo anche alternare e variare gli ambienti, certo, senza farlo troppo di frequente e mantenendo un ritmo di permanenza. Se ci fosse più di un bambino con età diverse, si possono attivare altre situazioni. Nel caso in cui la differenza di età fosse ravvicinata, entrambi possono usufruire dello stesso ambiente. Nel caso in cui si trattasse di una differenza più ampia è preferibile dedicare due spazi diversi. Il motivo è riferibile ai metodi di svolgimento e anche alle esigenze degli adolescenti di avere maggiore autonomia e indipendenza. Conoscendo questi passaggi a priori, possiamo attivare modalità costruttive per tutti. Aggiungo anche che più i bambini sono piccini più sentono una dipendenza nei confronti dei genitori che tante volte corrisponde anche al loro modo di accentrare l’attenzione e sviare l’autonomia: attraverso le situazioni che si presentano, cogliamo le differenze. Questo modello, per certi versi può gratificare anche mamma e papà quanto, nel riconoscerlo, possiamo continuare ad  aiutarli a credere in loro stessi con i passaggi appena enunciati. In questo modo aiutiamo i nostri bambini ad accedere alla capacità di organizzarsi tant’è che poi, in autonomia, saranno anche in grado di estenderla agli spazi di gioco, agli impegni sportivi, al collaborare in famiglia o nel preparare il materiale per il giorno successivo in modo da ottenere risultati soddisfacenti. Sia che i nostri  bambini partecipino all’istruzione istituzionale o che abbiano un altro ambiente educativo, è bene tenere presente come aiutarli a far sì che apprendano ad organizzarsi coerentemente con quanto hanno da svolgere e per il piacere di sentirsi appagati. Le premesse più funzionali sono quelle di dialogarne tutti insieme stabilendo anticipatamente orari, impegni e luoghi. Scandire i ritmi per le attività, gioca un ruolo che garantisce sicurezza e solidità. Il tutto naturalmente condito con la flessibilità e l’accoglienza che ogni situazione specifica potrà richiedere.

 

Come creare “autonomia” per i nostri figli nell’ambito della gestione dello studio?